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NATI PER CORRERE

Il movimento ci fa bene oppure siamo esseri strutturalmente sedentari? Quando veniamo a conoscenza del fatto che il vicino di casa si alza all’alba per fare jogging lo crediamo solo un invasato? Pensiamo che il tempo dedicato all’attività fisica, sia sprecato e non necessario?Gli ultimi dubbi sul fatto che il nostro corpo sia CONCEPITO PER IL MOVIMENTO sono stati fugati da un importante articolo comparso su “Nature” del novembre 204 scritto da due importanti studiosi americani: D. Bramble e D. Liebermann intitolato “Born to run”.Gli autori hanno evidenziato le differenze strutturali che ci sono tra noi e gli esseri che ci hanno preceduto nella scala evolutiva, come l’homo erectus, l’homo habilis, l’australopiteco o le moderne scimmie antropomorfe come lo scimpanzè. Tali differenze depongono a favore della teoria per cui l’homo sapiens (comparso quasi 200000 anni fa e con il quale abbiamo in comune nientemeno che il PATRIMONIO CROMOSOMICO) si sia distinto dai predecessori nella scala evolutiva proprio anche grazie alla sua capacità di correre. Le sue caratteristiche di corridore di lunga durata (più che di scattista) gli hanno permesso di sfuggire alle prede, ma soprattutto di cacciarle inseguendole per lunghe distanze, nonché di spostarsi per cercare luoghi più adatti per vivere o più ricchi di cibo.Innanzi tutto dal punto di vista del risparmio energetico gli uomini dispongono di corti fasci muscolari legati ad un buon numero di tendini, a differenza delle scimmie che hanno grandi masse muscolari e tendini piccoli. Questi sviluppano una grande potenza ma con un grande dispendio energetico. Al contrario la nostra struttura muscolo-tendinea, con grandi tendini come quello d’Achille o quelli dell’arco plantare restituisce nella corsa grande forza elastica con conseguente risparmio di energia.Rispetto agli altri primati gli arti inferiori si sono allungati permettendo di allungare le leve e di alzare il baricentro, il piede si è snellito come anche le masse muscolari degli arti superiori.Non solo, la percentuale di fibre muscolari rosse di grande efficienza aerobica è aumentata in seguito alla mutazione di un gene (ACTN3).Anche la struttura ossea si è adattata alle necessità di corsa di questi bipedi che correvano per lunghi tratti come solo i quadrupedi (come cavalli o cani) potevano fare: calcagno, ginocchio, testa del femore, vertebre lombari si sono ingrossate ed irrobustite.Straordinarie sono poi le modificazioni avvenute per controbilanciare le spinte in avanti che la parte superiore del corpo subisce durante la corsa: ecco allora spiegati i grandi muscoli del gluteo (le scimmie ne sono quasi prive), oppure l’indipendenza di movimento della testa rispetto alle rotazioni del busto durante la corsa che è stato permesso dall’allungarsi del collo e dall’assottigliarsi dei suoi muscoli. Il collo lungo però è sottoposto nella corsa a flessioni in avanti, ed ecco che il nostro legamento nucale è diventato robusto come quello degli altri corridori (cavalli, ad esempio), legamento assente sia negli scimpanzè che negli australopitechi, nostri predecessori.La termoregolazione, infine. Si sono sviluppate tantissime ghiandole sudoripare per dissipare il calore, si è ridotto il pelo corporeo, si è sviluppata una capacità di respirare con la bocca durante gli sforzi, capacità sconosciuta alla scimmie. Allora è innegabile che correre, muoversi, fa parte di noi, della nostra storia e del nostro equilibrio psicofisico. Questo non vuol dire che chi non è allenato deve infilarsi un paio di scarpette e mettersi a correre, ma che LA SEDENTARIETÀ NON FA PARTE DI NOI ed è un’altra distorsione creata dall’uomo moderno. Quindi il movimento, lo sport sono necessari, come è necessario ricavarsi momenti per praticarli se si vuole percorrere la strada verso un maggiore benessere.

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