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INFIAMMAZIONE DA CIBO


Adattamento da un interessante articolo della Dott.ssa Bottino sull’infiammazione da cibo, che è il nome più corretto per definire le intolleranze alimentari, dovute al contatto ripetuto con il medesimo gruppo di alimenti. Pensiamo a quante volte in un giorno mangiamo frumento (pane, pasta, pizza, prodotti dolci da forno, crackers, ecc.), o latticini e ci rendiamo conto che un certo livello di infiammazione è presente in ognuno di noi. Ma cosa provoca?

Gonfi e grassi. L'infiammazione da cibo é un fenomeno che può determinare ingrassamento, ritenzione idrica, demuscolazione, rischio di infortuni o fratture; rappresenta un segnale di squilibrio dell'intero organismo, che reagisce attivando processi di insulinoresistenza (aumento del grasso di scorta) e di ritenzione idrica (aumento dell'acqua extra cellulare) provocando un aumento di peso inutile. Valori anche minimamente alterati, come ad esempio 2 kg di grasso e 2 kg di acqua in più da portarsi dietro, possono alterare la prestazione in modo rilevante in un altleta, ma sono comunque fastidiosi per tutti.

Demuscolati. Altro effetto dimostrato dell'infiammazione da cibo é la riduzione della massa muscolare. Le citochine (molecole segnale) infiammatorie attivano specifici recettori (TLR) delle cellule immunitarie, che inducono minore trascrizione di ormone della crescita. Un po' come se il corpo dicesse: "sono infiammato, non ti permetto di sprecare risorse a fare nuovo muscolo

Infortunati e fragili. In un atleta infiammato si nota anche un aumento degli infortuni, in particolare delle fratture (fratture da stress) per la maggiore presenza di osteoclasti (cellule che distruggono e rimodellano il tessuto osseo) rispetto agli osteoblasti (cellule che invece depositano nuovo tessuto osseo). Tutto questo rende le ossa (e le cartilagini, in cui esistono condroclasti e condroblasti con funzione del tutto analoga) più fragili; è evidente come nei tessuti infiammati prevalga la distruzione rispetto alla costruzione di nuovi tessuti.

Ruotare per restare sani. Per ridurre l'infiammazione da cibo bisogna variare molto gli alimenti, per evitare il sovraccarico alimentare che porta alla perdita della tolleranza. Nel nostro studio consigliamo almeno un paio di giorni settimanali di astinenza dai cibi che più comunemente assumiamo: frumento, latticini e lievitati. Si tratta di effettuare delle semplici sostituzioni (ad esempio latte con latti vegetali o pane con gallette) che permettano di soddisfare il corretto apporto calorico (senza il quale é impossibile mantenere uno stato di perfetta salute), riducendo l'impatto di quelle citochine infiammatorie che possono farci più grassi, più gonfi d'acqua, più demuscolati, più a rischio infortuni.

Se poi ci fossero già in atto alcuni di questi problemi, la rotazione dev'essere più incisiva, valutando caso per caso il numero di giorni "puliti" da inserire nella settimana, oppure sottoponendosi ad un test specifico per la valutazione dei cibi verso i quali vi sia maggiore sensibilità (Recaller test)

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